Cos'è il “Progetto Oltremare”

Gli ottimi risultati raggiunti dal progetto Sabina negli ultimi 4 anni, hanno incoraggiato l’Unione dei Comuni dell’Alta Sabina a offrire protezione anche a coloro che non sono nella condizione di poterla chiedere.

Sono solo 18 le nazioni in tutto il mondo che si sono dotate di un programma di reinsediamento a cui, dal novembre 2007, si è aggiunta l’Italia.

Il reinsediamento in un paese terzo costituisce talvolta l’unico modo per garantire la protezione internazionale a un rifugiato, al quale viene negata un’adeguata protezione nel paese di primo asilo e che non può rimpatriare. È spesso l’unico mezzo per dare protezione internazionale e per incontrare i particolari bisogni di quei rifugiati la cui vita, libertà, sicurezza, salute e altri diritti fondamentali sono a rischio nel paese di primo asilo.

Il progetto Oltremare, iniziato il 7 Novembre 2007, è il primo progetto di reinsediamento sperimentato in Italia, guidato dal Ministero dell’Interno – Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione con il sostegno dell’UNHCR, in collaborazione, per la parte attuativa, con la Provincia di Rieti/Comune di Cantalice, il CIR e, dal 6 Maggio 2008, con l’avvio della Fase 2, con l’Unione dei Comuni dell’Alta Sabina.

Per la prima volta si parla di reinsediamento in Italia e, in un momento in cui il reinsediamento è stato messo in cima all’agenda europea e (in cui) lo sviluppo di una politica comune europea sull’asilo si presenta come una priorità, l’Italia ha lanciato un chiaro messaggio politico per dimostrare il proprio coinvolgimento e impegno nei confronti di una politica sull’asilo rivolta al futuro, una politica d’asilo che non trascura nessuno degli strumenti necessari per rendere meno pesante la situazione di chi chiede protezione all’Europa.

In concreto, il reinsediamento consiste nella selezione e conseguente trasferimento di rifugiati dal paese di primo asilo ad un altro Stato che accetta di ammetterli sul proprio territorio, garantendo loro uno status di residenza permanente. Lo status concesso protegge e garantisce un futuro sicuro al rifugiato. È l’espressione della cooperazione internazionale e della condivisione delle responsabilità, che permette agli Stati di condividere il peso e ridurre le difficoltà dei paesi di primo asilo.

Il gruppo dei reinsediati eritrei a Cantalice, Poggio Moiano, Orvinio e a Scandriglia è costituito essenzialmente da donne, che fuggite dall’Eritrea per sottrarsi al servizio di leva, hanno raggiunto il Sudan e, attraversando il deserto, si sono recate in Libia.

Un anno e mezzo fa vengono arrestati dalle autorità libiche. Alcuni fermati in mare, mentre tentavano di raggiungere clandestinamente l’Italia, altri arrestati prima della partenza mentre aspettavano nascosti l’arrivo dei passeur, altri ancora, in diverse città libiche, fermati per strada per un controllo dei documento o in vere e proprie retate notturne. Immediatamente trasferiti nel centro di detenzione per migranti di Misratah, una città costiera 250 km a est di Tripoli, sono costretti a vivere stipati in camerate senza letti, ammassati fino a settanta persone in stanze di sei metri per otto, in condizioni igienico-sanitarie degradanti.

Offrendo loro percorsi di protezione, accoglienza e integrazione, l’Italia in primis, ma anche la Provincia di Rieti e dunque l’Unione dei Comuni hanno dato dimostrazione di un alto senso di responsabilità nei confronti dei rifugiati più deboli per i quali il reinsediamento rappresenta spesso l’unico mezzo per ricominciare a vivere.